Irene, fuori per un’inezia dalla finale
Il grande giorno, il 12 agosto 2014, è arrivato, si tratta del giorno delle qualifiche del salto in lungo femminile a Campionati Europei di Zurigo. A Ligornetto, alla VIGOR, questo giorno lo si aspettava da due anni, dopo le emozioni vissute seguendo Irene ai Giochi Olimpici del 2012. L’attesa è finalmente finita e alle 20.07 Irene scende in pedana ad affrontare il suo destino. Le gare di qualifica sono le più difficili, i salti a disposizione sono soltanto tre, il posto in finale è riservato alle prime 12 e Ire, come pure le sue concorrenti, deve affidare a tre sole prove il lavoro svolto negli ultimi 700 giorni da lei e dal suo allenatore Andrea Salvadè. La motivazione è alta, la voglia di far bene è alle stelle: un Campionato in casa capita una volta ogni sessant’anni quando va bene!!
Irene affronta con grinta il primo salto: l’ultimo appoggio tocca la plastilina… nullo!! Che dispiacere, ma ci sono ancora due prove per qualificarsi. Irene non perde la concentrazione e i suoi sostenitori (la famiglia, la VIGOR, gli amici) cercano di spingerla con la forza del pensiero, chi al Letzigrund a urlare, chi da casa senza riescir più nemmeno a stare seduto sul divano.
Seconda prova, parte la rincorsa di Irene e insieme a lei corrono le speranze di chi le vuole bene: se lo meriterebbe proprio un posto in finale! Il salto è valido: 6,39m. Irene si issa momentaneamente all’11° posto. L’ideale sarebbe potersi migliorare ancora un po’, giusto per non rischiare, per non dover soffrire di crepacuore fino alla fine. Questo sarà l’obiettivo della terza e ultima cartuccia che Ire potrà sparare.
Le prove delle altre atlete si susseguono e al momento dell’ultimo salto Irene è dodicesima. È il suo turno, fa appello a tutta la grinta che ha in corpo e parte. Il salto è lungo, lungo, nooo… è nullo!! Una manciata di millimetri invalida il salto e non consente a Irene di incrementare la sua misura. La sua qualifica è sulla lama del rasoio, dentro o fuori, bisogna aspettare che saltino tutte le atlete. Il sogno europeo di Ire, del suo allenatore e di un paese intero s’infrange definitivamente contro l’ultimo salto della tedesca Mihambo che si qualifica per la finale e relega Irene allo scomodissimo 13° rango, decisamente il peggiore, paragonabile al 4° posto quando ci sono in ballo delle medaglie importanti. Esattamente come quattro anni fa a Barcellona, Irene resta fuori dai giochi che contano per un’inezia.
Per essere qui questa sera Irene ha fatto tanti sacrifici, ha lavorato tanto, ha diluito gli studi universitari su più anni e quindi è facile immaginare la sua delusione e la sua amarezza. Ad ogni modo, di questa maledetta serata restano la grande emozione e l’orgoglio di aver visto un’Irene più combattiva e determinata che mai!! Brava Ire!!!